la mia campagna
è bella d’inverno
quando ha il cielo vitreo
ed è più vera per il sole vicino
gioco a
riconoscere i paesi e le frazioni
dai campanili che spuntano
oltre le zolle scure, i casali in rovina, le viti a riposo, gli arbusti arsi
i campi di rabuti * e scataroni *
l’abbaiare allertato dei cani, il chiocciare aristocratico delle galline, gli odori delle stalle
il trattenuto scorrere delle acque delle rogge
quello più rugginoso dei fossati in secca
la morte delle foglie che ammorbidisce i miei passi
e sullo sfondo
le azzurrine colline evanescenti
ed erano parole d’amore
quel sabato al calare del sole
tra Venere pungente e l’esile Luna
quando l’orizzonte prese a bruciacchiare faville d’arancio
e ad esalare nuvolette gentili di azzurro pulcino
a quale incanto stavo assistendo
l’una tendeva le braccia all’altra *
e la loro luce aumentava
prodigandosi
in un cielo che s’abbuiava in chiarezza
l’universo intero brillava
in ere espanse
per lo sfiorarsi perfetto di quelle due anime
anch’io
dal basso
non scoperta
me ne sono abbeverata
che sia questo l’elisir di lunga vita?


