a Vo’ Euganeo
i ociéti dea Madona
sfilano in tremulo silenzio
sotto e attorno ai miei piedi da ginnastica
nei sentieri profumati
dove i colli scendono al Bisatto
penso
non credo
non uso la parola
nel regno della paura e dell’inconsistenza
a me sovrana
rifletto di poesia
tendo la mano in abbraccio del mio vicino scioccato
del mio prossimo che mi teme perché altro
e mi ritrovo nel sole
accudita dalla luna
amata dal popolo degli alberi
accarezzata dall’energia del vento
nutrita dall’acqua del cielo
creatura
e non prigioniera
di loro
dei burocrati
specie ottusa e infestante
la natura ne fa sciacquone
lìssia utile neppure a lavare le scale
e già spuntano
tra i primi pisacan in fiore
i s-cjopeti e le cose buone
26 febbraio 2020
mercoledì delle ceneri
* i ocièti dea Madona: piccolissimi e delicatissimi fiori azzurri che punteggiano i prati, a partire da fine inverno. Il loro nome scientifico è: Veronica, “io porto la Vittoria”
* la lissia: in questo caso, l’acqua sporca in cui è si è fatto decantare il bucato con la cenere della legna dopo averlo energicamente mischiato con un robusto bastone
* il pisacan: il tarassaco (o dente del leone o soffione o cicoria selvatica o stella gialla o insalata matta o …), erba spontanea dei prati buona da mangiare in tutte le sue parti sia cruda che cotta. La sua morte culinaria è saltata in padella con pezzi di lardo, aglio e un filo d’olio sopra. Ulteriormente onorata, quando adagiata nel piatto su un dosso di polentina molle
* lo s-cjopeto: (silene inflata) o carletto, erba spontanea primaverile, ottima in cucina. Ne vado matta nella frittata

