Si cuciono con l’umile ago le cose le stoffe che prima stavano insieme in un unico pezzo e poi per una qualche ragione sono state malamente separate tagliate strappate.
Non il virus Sars-Covid-2, ma la reazione con cui da parte delle Istituzioni si è affrontata l’epidemia del 2020 è stata per me e la mia famiglia una ferita, uno strappo. Una violenza.
Fin da subito, per spinta interna, ho avuto chiaro che avrei dovuto temere non tanto l’evento avverso, ma ciò che su di esso andava montando.
In quelle prime settimane tra la fine dell’inverno e la primavera in cui tutto sembrava precipitare, non mi ha mai abbandonato la convinzione che proprio laddove l’avversità esterne si fanno più perigliose più forte deve essere l’attaccamento alle norme universali della Ragione e della Compassione.
Mi appariva evidente che se si è chiamati a condurre un’imbarcazione quando il mare si fa cattivo è dovere non solo approntarla per la tempesta, ma mantenere le mani ancora più salde sul timone anziché lasciare la presa in balia dei flutti. Cedere alla paura, o peggio ancora cavalcarla, porta dritto dritto contro gli scogli.
Ecco, da subito ho riconosciuto il mio timone nella Costituzione italiana e nei diritti – tutti – della persona da essa dichiarati e protetti. Come si è potuto allontanarsene così tanto, fingendo che così non fosse?
Come si riusciva, allora come ora, a sparlare di diritto alla vita e alla salute, negando o sacrificando l’essenza di ciò che le compone? La vita non può essere identificata nella mera vita biologica … se non altro perchè la poesia non vi avrebbe trovato posto. Né la salute può essere unicamente quella espressa dal corpo fisico.
Sono consapevole di non essere libera, esternamente e ancora forse nel mio intimo. Ma mai e poi mai ho barattato la mia libertà di essere vivente e di cittadina per una presunta assicurazione sulla mia vita corporea in contrapposizione alla prima. Sarebbe come ammettere una vita di mera sopravvivenza. E io, per costituzione spirituale, ne sono lontanissima.
Da tutto questo sentire scaturiscono, come lapilli e cenere da un cratere doloroso, le mie poesie nel tentativo di lenire, ricucire strappi che ancora oggi sanguinano.
CuCeNDo iL MiO No le raccoglie insieme in flusso magmatico che ancora sta infuocando le pendici della mia anima.


